La piroetta opportunistica degli ultimi giorni della campagna elettorale non è bastata: la maggioranza degli elettori tedeschi chiamati a votare domenica scorsa, nei due prosperi Länder sud-occidentali del Baden-Württemberg e della Renania-Palatinato, non ha creduto alla conversione “antinuclearista” della coalizione democristiano-liberale che governa a Berlino. L’opinione pubblica tedesca, tradizionalmente sensibile alle questioni dell’ambiente, ha mostrato di considerare l’incidente di Fukushima come il tema decisivo sul quale orientare le proprie scelte elettorali, a beneficio del partito che da trent’anni ha costruito la propria identità intorno all’opposizione all’energia nucleare: i Verdi. Esiste una logica, evidentemente, anche in politica. Almeno ogni tanto e da qualche parte…
Archivi del mese: marzo 2011
Germogli verdi in Germania
Anniversari
Sono passati diciassette anni. Il 27 marzo 1994 Silvio Berlusconi vinse, per la prima volta, le elezioni per la camera dei deputati. Al senato non raccolse una maggioranza netta. Ottenne la fiducia solo grazie al cambiamento di casacca di alcuni parlamentari centristi. Tra di loro, Giulio Tremonti.
Ne sono passati invece solo due di anni dal nostro primo post. Ma qui non vogliamo celebrare il nostro compleanno bensì ragionare sull’altro anniversario: è tempo di fare qualche bilancio anche se il berlusconismo non sembra esattamente finito. Continua a leggere
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Libia, che fare
Oggi il parlamento italiano “discuterà” dell’intervento internazionale in Libia. Le virgolette sono d’obbligo, visto che di dibattito vero tra opzioni diverse ce ne sarà poco, così com’è d’obbligo non solo provare a capire cosa sta succedendo ma anche chiedersi cosa potrebbero fare la nostra politica e i nostri partiti. Sono emerse finora diverse posizioni: quella dei favorevoli all’intervento tout court, soprattutto alla luce dell’approvazione dell’Onu e dell’urgenza umanitaria; quella di chi ha dato un sì condizionato come il documentarista Andrea Segre qui sotto; quella di chi dice “né con Gheddafi né con i bombardamenti” come il leader di SEL Nichi Vendola; quella della Lega che si preoccupa prevalentemente della lotta agli immigrati e agli sfollati. Vediamo di capirci di più, anche in vista della manifestazione di sabato, originariamente prevista sui temi dell’acqua pubblica e del nucleare ma che ora si sta allargando al fronte pacifista. Continua a leggere
Libia. Un intervento del regista Andrea Segre
Che atteggiamento avere rispetto alla guerra in Libia? Se lo chiedono in molte e molti. Andrea Segre è uno che va ascoltato (qui la sua biografia), soprattutto perché di Libia si è già occupato con il suo documentario “Come un uomo sulla terra” che si occupava di Libia, immigrazione e accordi con l’Italia e che dipingeva una realtà che in molti hanno fatto finta di non vedere. Ecco quello che ha scritto lunedì.
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Il nostro tempo è adesso
Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita. Continua a leggere
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Colpo di grazia alla cultura.
E’ un momento drammatico per la cultura italiana. Nella stessa giornata abbiamo appreso che Cinecittà Luce rischia di chiudere e che il Sovrintendente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia Bruno Cagli, davanti all’ennesimo annuncio di tagli, minaccia di lasciare. Altri 27 milioni vengono infatti negati, si aggiungono così alla già insopportabile politica di depauperamento delle risorse pubbliche destinaste alla cultura. Non è l’ennesima scure che si abbatte sui teatri, sul cinema, sulle istituzioni musicali, sulle giovani generazioni di artisti e sui tantissimi lavoratori del settore. E’ l’ultimo attacco di una guerra a un vasto mondo detestato da questa destra che ci governa. Continua a leggere
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Ergastolo, la triste parabola della democrazia italiana
Tra gli altri argomenti spesi dall’avvocatura dello Stato brasiliana per motivare il rifiuto dell’estradizione di Cesare Battisti non manca quello della pena dell’ergastolo comminatagli per i reati di cui è stato riconosciuto colpevole dai tribunali italiani. Sembrerà strano agli italiani che amano crogiolarsi nella illustre memoria di Cesare Beccaria (ancora qualche settimana fa, il supplemento domenicale de Il sole 24 ore metteva Dei delitti e delle pene al pari della Divina commedia tra i capolavori italiani più letti in Cina), ma quella storia lontana non sembra sufficiente a giustificare il presente.
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Acqua pubblica: non un sogno ma una solida realtà
In alcune località della Puglia si è iniziato ad avere accesso continuo all’acqua corrente, per la prima volta dopo tanti anni, anche d’estate. Tutto ciò avviene perché l’Acquedotto Pugliese è stato risanato. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, specie nel paese che gli acquedotti li ha inventati. La notizia, riportata tra gli altri da Repubblica Affari & Finanza di lunedì, è tutt’altro che banale da molti punti di vista. Il cattivo funzionamento dell’Acquedotto Pugliese non solo è stato per decenni l’esempio del fallimento dell’intervento pubblico nell’economia e dell’assistenzialismo, ma ha anche finito per essere simbolo della inefficienza economica del nostro Meridione. Continua a leggere
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8 marzo: giornata simbolica e, in genere, fredda
Per anni ho lavorato a iniziative pubbliche nella giornata dell’8 marzo, immancabilmente funestate da temperature polari o pioggia. L’8 marzo, ricorrenza ambigua, che oscilla tra l’epos del sacrificio della vita delle operaie di New York e la festa goliardica tra amiche, arriva sempre come un momento scomodo di fronte al quale le signore come me, impegnate, ma non più “politicamente toniche”, entrano in un vortice di imbarazzo su se e come investire la loro devozione alla causa femminile.
E anche quest’anno ci risiamo. E’ l’8 marzo, fa freddo e io rifletto. Continua a leggere
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L’Inps sulla luna
Qualche mese fa l’Inps informò parte dei suoi iscritti (quelli alla gestione complementare: co.co.pro., ex co.co.co, et similia) che la stima delle loro future pensioni non era pubblicabile, ammettendo a mezza bocca che ne sarebbe potuta nascere una rivolta popolare. Ora il Presidente del benemerito Istituto corregge il tiro: la misura vale erga omnes, le stime per tutti si faranno solo in prossimità del ritiro, prima non sarebbero affidabili. Lo fa in una doviziosa intervista al Corriere della sera di oggi (6 marzo 2011) in cui rassicura sui conti dell’Inps e sulla loro trasparenza. Bene. E già che tutto va bene, Madama la Marchesa, dispensa tre consigli tre ai “giovani”: «è molto importante … riscattare subito il periodo di laurea, evitare di lavorare in nero, iscriversi a un fondo pensione complementare». Evitare il lavoro in nero? Iscriversi a un fondo complementare? Riscattare subito (pagando il dovuto) il periodo di laurea? Ma il Sig. Mastrapasqua che gente frequenta? L’ha mai visto in faccia un giovane neo-laureato? Non ha mai sentito parlare di inoccupazione e precariato? Non è che anche l’Inps è stato delocalizzato, sulla Luna?
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