Il giorno dopo le elezioni

Mancano meno di tre settimane alle elezioni. Potrebbero essere le ultime del berlusconismo, eppure Silvio Berlusconi e le sue proposte sulle tasse sembrano al centro dell’attenzione. Dall’altro lato, molti elettori di centrosinistra hanno l’impressione che la loro coalizione non abbia nessuna proposta concreta in campo e abbia invece voglia di allearsi con Mario Monti dopo le elezioni. Altri ancora pensano che, avendo approvato il Fiscal Compact e avendo votato a favore dell’introduzione in costituzione del pareggio di bilancio, il Partito Democratico si sia precluso da solo i margini per un cambiamento reale delle cose. Ergo, bisogna sostenere un’opposizione forte fuori dal centrosinistra. E’ proprio cosi’?

  1. Le capacita’ comunicative della leadership del PD e di Italia Bene Comune non sono delle migliori. D’altronde e’ un’accusa che riguarda tutti i leader di sinistra europei, da Rubalcaba a Ed Miliband. Eppure le proposte in campo ci sono, ma scomettiamo che nessuno dei nostri lettori ne e’ a conoscenza. Anche noi abbiamo faticato un po’ per trovarle. In questo articolo si trova il piano per i primi 100 giorni di un ipotetico governo Bersani: cittadinanza agli italiani di seconda generazione, chiusura dei CIE, abolizione del reato di immigrazione clandestina e una nuova legge sull’immigrazione, abolizione dell’articolo 8 (quello che permetteva di stringere accordi in deroga ai contratti nazionali) e legge sulla rappresentanza sindacale che permetta a tutti i lavoratori di dire la loro sui contratti che li riguardano. Ci sarebbero poi le “lenzuolate di moralita’”: citiamo Simone Collini, “la modifica della legge sull’anticorruzione, con la reintroduzione dei reati di falso in bilancio, di autoreciclaggio, di voto di scambio (bisogna andare oltre il solo caso di elargizione di denaro). Tra le leggi ad personam che Bersani vuole abrogare c’è la ex Cirielli, ribattezzata salva-Previti, che taglia i tempi di prescrizione, mentre più in generale sul fronte giustizia si partirà da norme che garantiscano il funzionamento del processo civile, un adeguamento degli organici del personale amministrativo e giudiziario, un processo di depenalizzazione per tutti i reati contravvenzionali, il rilancio delle pene alternative al carcere.” Se queste idee bisogna andarle a cercare col lumicino e’ per la concomitanza di vari fattori: la scarsa dimestichezza dei giornalisti politici con i temi concreti (e’ piu’ facile riferire la polemica politica che analizzare una proposta economica), l’ostilita’ verso la stessa categoria di una parte del ceto politico, la lentezza con cui il programma del centrosinistra e’ stato elaborato – lo stesso articolo ci dice che al 20 gennaio (poco piu’ di un mese prima delle elezioni!) non era ancora finita l’opera. Nel 1996 la coalizione di Romano Prodi preparo’ delle “tesi” che vennero discusse in assemblee pubbliche e sedi di partito. Ora mancano i luoghi, ma manca forse anche la consapevolezza che il consenso si costruisce con la “battaglia delle idee” che non vuol dire solo individuare soluzioni “tecniche” e dimostrarsi “credibili” ma dare anche la sensazione seria che si vuole cambiare la vita delle persone. Questo blog e’ nato anche per combattere questa battaglia e sempre per questo scopo abbiamo voluto mettere le nostre idee su carta proprio in questo periodo. Il processo che si è messo in moto a partire dalle primarie per la scelta dei candidati sindaci per le elezioni amministrative del 2011, che è proseguito fino alla costruzione della coalizione Italia Bene Comune e il confronto programmatico tra i diversi candidati alle primarie per la scelta del candidato premier , hanno riportato al centro delle dinamiche politiche le idee e le proposte concrete su come vorremmo il futuro dell’Italia. Purtroppo in queste settimane di campagna elettorale questa “battaglia delle idee” e il protagonismo “dal basso” che rappresentano  il vero segno di discontinuità di Italia Bene Comune rispetto alle precedenti coalizioni di centro-sinistra, sembrano marginalizzate col rischio di veder sfumare quel valore aggiunto e quella qualità che garantirebbero la realizzazione di una reale svolta storica per il nostro Paese.
  2. Veniamo alla seconda obiezione e cioe’ che il PD abbia gia’ deciso di governare con Monti. C’e’ una parte di quel partito che ha dichiarato questo obiettivo in tempi non sospetti. Ce n’e’ un’altra, la maggioranza del segretario Bersani, che non manca di ripetere che in caso di mancata maggioranza al senato cercherebbe la collaborazione con i centristi. Noi rimaniamo convinti che quell’ipotesi vada, come scrisse tempo fa Cecilia D’Elia, battuta nelle urne. Siamo anche convinti che sia una strategia elettorale sbagliata quella di parlare in continuazione di cosa si fara’ se non si vince, soprattutto quando la discussione non e’ su chi prendera’ piu’ voti (il centrodestra ne e’ cosi’ convinto che neanche si perita di nominare un candidato premier ufficiale) ma se avra’ la maggioranza al senato. Se il centrosinistra, come e’ ancora possibile, raggiungera’ la maggioranza dei seggi in tutte e due le camere sara’ senz’altro piu’ difficile giustificare un’alleanza diversa rispetto a quella che si e’ sottoposto al voto. Questo non vuol dire che non potrebbe succedere, vuol dire che i giochi rimarrebbero aperti, mentre la mancata maggioranza per Italia Bene Comune vorrebbe dire la quasi sicurezza di un governo Pd-Monti. Siamo anche convinti che l’affermazione di Italia Bene Comune, e soprattutto delle componenti che rappresentano con più forza l’esigenza di cambiamento e di attuazione di politiche alternative alla destra conservatrice e Montiana, può rappresentare il catalizzatore e un momento di forte accelerazione nella costruzione e consolidamento di una sinistra stabilmente in corsa per l’organizzazione e la rappresentanza della maggioranza della società italiana ed europea, capace anche di offrire futuro e voce alla parte più debole, impaurita e marginalizzata che oggi sembra essere il maggior serbatoio del non-voto.
  3. La terza obiezione e’ che i giochi sono fatti: una volta firmato il Fiscal Compact e una volta inserito il pareggio di bilancio in costituzione non ci sono piu’ margini ne’ politici ne’ legali per fare una politica diversa da quelle di austerita’ e tagli praticate da Berlusconi e Monti – a proposito, sarebbe utile ricordare ogni giorno che fu il governo Berlusconi a tagliare miliardi a scuola, universita’, ricerca, trasporti e politiche sociali. Questa dell’ “inevitabilita’ del male” e’ una tesi un po’ pigra intellettualmente. In primo luogo, perche’ un governo di centrosinistra in Italia cambierebbe gli equilibri anche in Europa cosi’ come li cambio’ l’elezione di Hollande – altrimenti perche’ tutta questa paura negli ambienti piu’ conservatori italiani ed europei? In secondo luogo, perche’ anche a Fiscal Compact vigente si possono fare politiche diverse. Un esempio lo da questo articolo di Mario Pianta che va letto prima di tutto per i dati che da sul voto della parte piu’ povera della popolazione: una gran parte dei 7 milioni di indecisi si trova in questa fascia di popolazione che Pianta definisce i “perdenti”: “gli italiani impoveriti dalla crisi, più vulnerabili, con minor istruzione. Oggi un italiano su sei vorrebbe lavorare ma è senza occupazione, un dipendente su quattro è precario, la produzione industriale è caduta del 25%.” Pianta pero’ fa un altro esempio, ribaltando proprio la proposta di Berlusconi di restituzione integrale dell’IMU con spesa pari a 4 miliardi: “Con gli stessi 4 miliardi, si potrebbero azzerare le tasse su chi guadagna meno di mille euro lordi al mese per lavoro dipendente. Ci sono 4 milioni e 300 mila contribuenti che nel 2011 (su redditi 2010) hanno pagato imposte dirette sul lavoro dipendente, con redditi lordi che vanno da zero a 15 mila euro, versando al fisco 3,6 miliardi di euro. Sono questi i “working poor” di casa nostra, giovani precari, donne part-time, cassintegrati a rischio disoccupazione. Rappresentano una parte rilevante dei 7 milioni di elettori ancora indecisi. Hanno bisogno di una proposta politica che li riguardi, di una prospettiva di lavoro e di reddito. Un altro esempio? Con i soldi dell’accordo con la Svizzera – come sostiene Sbilanciamoci!– si potrebbe rilanciare l’economia e creare subito 50 mila posti di lavoro in produzioni “verdi”.

E qui veniamo alla ragione del titolo di questo articolo. La proposta di Mario Pianta, cosi’ come altre fatte da Sbilanciamoci, non e’ presente nel programma dei 100 giorni. Per trovare proposte cosi’ bisogna andare a vedere il programma di SEL, che comunque fa parte della coalizione. Se ne sara’ attuata anche solo una parte dipendera’ da come ci sveglieremo la mattina del 26 febbraio. Con un senato senza maggioranza, un governo con la coalizione di Monti difficilmente prenderebbe in considerazione queste proposte. Contrariamente, una maggioranza di centrosinistra anche al Senato lascerebbe aperta la battaglia perche’ queste idee, che sono in maggioranza nella societa’, diventino leggi. Potrebbe essere  piu’ “riposante” l’altra ipotesi: un governo egemonizzato dai centristi e quindi quasi impermeabile a cio’ che viene dalla societa’. Altri 5 anni di precarieta’, autobus che si fermano per mancanza di benzina, servizi pubblici che chiudono, poverta’ crescente.

Preferiamo pensare e lavorare quindi per un’altra soluzione: un governo di centrosinistra che chiuda il trentennio berlusconiano e che cambi la rotta non solo d’Italia ma d’Europa. Chi non ci vuole sperare, forse dimentica come si sentiva la mattina dopo i referendum sull’acqua, i beni comuni, il nucleare ed il legittimo impedimento. O forse ha paura di cominciare a lottare, con metodi nuovi magari, perche’ alcune idee diventino riforme che cambiano la vita delle persone.

Pur con tutti i limiti che vediamo nell’incedere dubbioso e indeterminato dell’attuale leadership bersaniana, restiamo convinti che solo l’affermazione di Italia Bene Comune nella sua interezza rappresenti la possibilità di sancire la fine della destra berlusconiana, riconsegnare il ruolo di governo alla politica basata sul consenso e la partecipazione dei cittadini, spegnere il propagarsi dell’incendio populista in Europa.

5 commenti

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5 risposte a “Il giorno dopo le elezioni

  1. Lorenzo Fanoli

    BEN DETTO

  2. Barkokeba

    Scusate, ma verrebbe da chiedersi: ma vi parlate tra vertici SEL e vertici PD. State pure vicini di sede… E annamo…

  3. francesca

    1. smettiamo di pensare che siamo sempre destinati a perdere
    2. smettiamo di pensare che la crisi sia un destino ineluttabile, come la morte, e non un fenomeno con il quale si possono fare i conti in maniera anche diversa da come ci hanno abituato a credere
    3. si può fare!

  4. masaccio

    “l’affermazione di Italia Bene Comune, e soprattutto delle componenti che rappresentano con più forza l’esigenza di cambiamento e di attuazione di politiche alternative alla destra conservatrice e Montiana, può rappresentare il catalizzatore e un momento di forte accelerazione nella costruzione e consolidamento di una sinistra stabilmente in corsa per l’organizzazione e la rappresentanza della maggioranza della società italiana ed europea”

    Significa che dopo le elezioni si va tutti nel Pd, o ho capito male io?

  5. Lorenzo Fanoli

    no che la sinistra afferma la sua forza ben oltre il 5% di SEL

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