Votate, votate, votate

Mancano poco più di 24 ore all’apertura delle urne per le elezioni regionali. Sarà un appuntamento importante per vari motivi e sarà importante che tutti votino. Come abbiamo cercato di dimostrare, in passato l’astensionismo è stato cruciale: il ritorno alle urne di molti elettori di sinistra portò alla vittoria nelle regionali del 2005 mentre il fenomeno opposto aiutò Alemanno nel 2008. Si vota non solo in cabina ma anche coi piedi: chi sta a casa favorisce il più forte e la brutta politica.

Questo blog non è mai stato tenero con i partiti di centrosinistra: per farsi un’idea basta cliccare qui, qui o qui. Personalmente ritengo che una parte consistente dello sfascio attuale sia dovuto proprio alla mancanza di opposizione e ad alcune cattive scelte fatte quando il centrosinsistra era al governo. Eppure, ci sono 3 ragioni che mi spingeranno a votare.

1. In molte regioni ci sono candidati di rottura, anche rispetto alla tradizione del centrosinistra. Candidati scomodi, coraggiosi e competenti. Chi dice che è tutta la solita schifezza fa un torto alla propria intelligenza. Come si fa a dire che la Bonino, Vendola o Mercedes Bresso sono la stessa cosa di D’Alema e Veltroni? Basta vedere chi hanno contro i 3 candidati e con chi si accompagnano gli (speriamo oramai ex) leader post-comunisti. Nel Lazio, in Puglia e in Piemonte, se vincerà il centrosinistra si potranno fare scelte coraggiose sulla sanità, sull’energia, sui trasporti. Se vinceranno i loro avversari avremo altri soggetti (oltre a Berlusconi) da cui difenderci.

2. Il nostro Paese diventa sempre più autoritario. Sfido chiunque a dire che abbiamo la stessa libertà di 15 anni fa. E lo faccio dati alla mano: secondo l’osservatorio di Pavia nell’ultimo mese il TG1 e il TG5 hanno dedicato all’opposizione di centrosinistra il 22% del tempo, il TG2 il 27%, il TG4 il 10%, Studio Aperto il 5,6%. Percentuali degne dei Paesi dove regnano dittatori di cui, non a caso, Silvio Berlusconi è grande amico: le Repubbliche dell’Asia centrale o la Russia di Medvedev e Putin. Sempre di più, c’è una sola differenza tra noi e loro e sono i risultati elettorali: lì il despota prende il 90%, qui da noi molto meno. Dipende da quanti andranno a votare domenica e lunedì.

3. Chi scrive è stato spesso tentato dall’astensione. Ciò che l’ha sempre trattenuto è stato il pensiero dei tanti antifascisti (anche in famiglia) che sono finiti in campo di concentramento proprio perchè difendevano quel diritto. Ma non è solo questo il punto. E’ che l’astensionismo, alla fine, permette alla cattiva politica di prosperare. Quanti, dopo la sconfitta del 2001, hanno pensato “ora ci libereremo di certi leader inetti”? E’ successo? O forse è successo dopo il pareggio del 2006 o le pesanti sconfitte nazionali e romana del 2008? E’ proprio il nostro abbandono del campo, il nostro scoramento che permette ai notabili e ai genuflessi di stare sempre lì. In fondo sanno che, con meno gente che va a votare, loro avranno sempre e comunque una rendita di posizione e ben poca concorrenza. E’ sulla nostra sfiducia che ha prosperato il loro cinismo.

Chi guarda con speranza ad Obama e ai suoi successi come la riforma sanitaria non deve dimenticare una cosa: che il suo fenomeno è stato possibile anche perchè milioni e milioni di persone hanno deciso di tornare sulla scena politica. Persone con storie come le nostre e con il nostro senso critico, eppure così tante che erano un bottino che il partito democratico doveva conquistare se voleva arrivare alla Casa Bianca. Allora eleggiamo anche noi dei presidenti di regione da cui si possa esigere che facciano riforme che cambiano la vita delle persone.

Infine una considerazione da parte di chi ha 32 anni e lavora da 10 anni come precario. La nostra generazione è di fronte ad una sfida esistenziale: se le cose non cambieranno nei prossimi 5-6 anni cresceremo i nostri figli passando da un contratto a progetto all’altro, non avremo una pensione, vivremo in un paese dove sarà più difficile esprimere il proprio pensiero, privo di istituzioni pubbliche e in mano alle mafie. Per anni abbiamo pensato che le cose potessero cambiare nonostante la politica, nonostante le istituzioni, a prescindere da come e se votavamo.

Siamo proprio sicuri che abbia funzionato?

(Mattia Toaldo)

1 Commento

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Una risposta a “Votate, votate, votate

  1. valerio peverelli

    In attesa di un post, magari di Tolado, sul voto, vorrei fare alcuni commenti a caldo sui risultati, in particolare su quelli del profondo nord.

    In Piemonte sarebbe bastato che un elettore per ogni circoscrizione non avesse votato Cota e un astenuto avesse votato Bresso ed avremmo vinto. Un risultato di questo tipo da parzialmente ragione a Hutter, ma non vorrei essere il responsabile della campagna elettorale di Bresso.
    Comunque il forte astensionismo, unito alla travolgente crescita della Lega nel Cuneese e nel piemonte orientale potevano essere combattuti, invece di sperare che bastasse vincere bene a Torino.

    In Liguria si vince, anche perchè qui la Lega non è mai stata fortissima. Va detto che la Liguria ha solo 1,615.000 abitanti, di cui 610.900 concentrati nella città di Genova, quindi il voto urbano vale per 1/3 dell’elettorato. A mio avviso il discorso alleanze vale meno di questo dato.

    La lega ha sfondato in Toscana (6.5 %), Umbria (4,3 %), Marche (6,3 %) e Emilia Romagna (13,7 %), ho il sospetto che potrebbe diventare un partito nazionale, basta che si presenti nelle regioni del mezzogiorno.

    In Lombardia e Veneto il PD non è nemmeno pervenuto, riprendendosi un po’ alle comunali, sia in grandi città come Venezia, sia in località dall’indubbio valore simbolico come Lecco.

    Trascuro momentaneamente ogni ragionamento sui programmi, idee, candidati, progetti di paese e politica mi concentro su un altro problema, a mio avviso centrale per capire le ragioni della sconfitta al Nord (e forse non solo). Mi riferisco a comunicazione politica e radicamento.
    Al nord la scissione PRC-SEL è stata drammatica e ha portato alla morte (spero momentanea) o allo sbandamento della sinistra radicale in molte provincie.
    Il PD ha le responsabilità forse più gravi nella situazione presente, e quindi merita un’analisi circostanziata.
    A mio avviso il PD ha adottato una tattica politica attendista, concentrata a costruire delle “roccaforti elettorali” (realtà metropolitane, grossi centri, capoluoghi di provincia) in cui concentra la maggior parte delle sue energie, e da cui trae i suoi (sovente scialbi) candidati. Questi ultimi sono piuttosto frequentemente uomini d’apparato, avvocati, architetti, notabilame, più spesso maschi che femmine, con qualche piccola posizione garantita a sindacalisti CGIL (sopratutto over 50), gli unici che parlano al mondo operaio, anche se sovente (in Lombardia) sono scelti accuratamente tra i più “destri”, o meno scomodi per l’apparato.
    La provincia viene abbandonata all’avversario che ne fa un eccezionale serbatoio di voti, tali da sopraffare qualunque opposizione.
    Stò guardando i risultati dei comuni della mia provincia (Como, una roccaforte del Pdl), paesi come Argegno in cui la LN è al 35%, PDL 39%, PD 14%, Arosio LN 34%, PDL 34%, PD 17%, vanno già bene, confrontati a paesini come a Bene Lario LN 51%, PDL 36%, PD 4,4%, Barni LN 27, PDL 53, PD 8, Brienno LN 40, PDL 32, PD 10, Caglio LN 33, PDL 40, PD 10, Carlazzo PD 9, LN 41, PDL 40, Cavargna Pd 0,81% (un voto! la metà di forza nuova, ed è anche il paese dove l’affluenza al voto è cresciuta di più in tutta la provincia!), LN 46, PDL 46, Garzeno PD 7, LN 38, PDL 47, Livo PD 6, LN 51, PDL 37, Magreglio PD 6, LN 32, Pdl 42, Ossuccio PD 8, LN 48, Pdl 32, Peglio PD 5, LN 52, Pdl 37.
    Potrei continuare ma ho voluto comunque presentare un elenco lungo per rendere l’idea e far capire che il voto in questi comuni è importante perchè sono tanti.In generale IDV, PRC, Verdi, Grillini ecc. non esistono in questi comuni, aggravando il dato per la sinistra.
    Questi circoscrizioni in cui il PD non raggiunge il 10% sono accomunate da due condizioni: sono spesso molto piccoli e pittoreschi comuni, sotto i 1000 votanti, e si trovano in zone lontane dai centri maggiori.
    Resta il fatto che in tutta la Val Cavargna il PD non supera il 3,74% di S. Nazaro, e appunto si scopre che c’è un singolo elettore a Cavargna (che si sentirà molto solo, in compagnia di un singolo elettore a testa per PRC, IDV, 5 stelle e Verdi) .
    In pratica il PD (e tutti i partiti della sinistra) a Como come altrove nel nord giocano in difesa, e non aggrediscono le riserve elettorali del Pdl e della Lega. La propaganda elettorale in queste zone è demandata alla TV (che notoriamente è un mezzo favorevole ad altre forze politiche).
    Invece Pdl e LN si spartiscono i piccoli comuni in base al livello di radicamento locale, ed ottengono alcune decine di migliaia di voti gratis, senza doversi nemmeno impegnare a difendere eventuali errori nell’amministrazione locale (che da noi ci sono eccome!).
    Per pensare di vincere nel 2013 bisognerà sopratutto occuparsi di fare una qualsiasi comunicazione politica di sinistra in queste praterie vergini, anche perchè qui un voto guadagnato è tolto all’avversario.

    Seconda considerazione, il movimento a 5 stelle.
    A mio avviso per ora è un soggetto che ha beneficiato del voto di protesta, favorito da alcune posizioni poco di sinistra (vedi alla voce TAV) di alcune amministrazioni locali, per altro meritevolissime sotto altri aspetti.
    Però sono un problema che il PD si è creato da solo, schifando Grillo per quasi 10 anni, impedendogli di prendere la tessara del partito, di concorrere alle primarie e trattandolo peggio di come ha trattato l’UDC. La capacità del PD di rimbalzare le idee nuove ha del patologico. Se il PD continua a inventarsi da solo i competitori …

    Infine una considerazione sull’astensionnismo, nel mio comune vivono diversi cittadini stranieri comunitari, sia di lusso (rock star e pittori inglesi, calciatori dell’Inter, nobili danesi), sia lavoratori (rumeni, polacchi, franco-arabi) nessuno ha fatto campagna elettorale tra di loro, e loro di conseguenza non hanno votato. Anzi in lunghi anni di scrutatore elettorale, mentre sfogliavo il tomo degli aventi diritto al voto, mi sono sempre chiesto se Xavier Zanetti e il suo giardiniere rumeno sanno di poter votare nella mia circoscrizione
    Anche questo pacchetto di voti, che non è detto voti a sinistra, è intonso.
    è un pacchetto in crescita considerevole ed è in parte responsabile della corrispondente crescita dell’astensionismo.
    Ma qualcuno lo ha preso in considerazione?

    Adesso vado a studiarmi il voto di preferenza così mi mangio definitivamente il fegato.

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