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Che succede a Madrid?

Immagine tratta da exabruptoblog.blogspot.com

«Quando in questi giorni sento un elicottero, capisco che è ora di avviarmi verso la plaza de Neptuno», commenta Cristina, con me in piazza in mezzo a migliaia di persone. Una battuta particolarmente azzecata la sua, in questa settimana “calda” madrilena, in cui lo sproporzionato dispiegamento poliziesco e la brutale repressione di martedì scorso si sono trasformati in uno dei principali catalizzatori della protesta. Il numero dei manifestanti radunatisi sabato 29 settembre, di fronte al Congreso de los diputados (la Camera dei deputati spagnola) era superiore a quello del primo appuntamento, martedì 25. Continua a leggere

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In Spagna torna la Repubblica del Sol

Una foto dalla “Repubblica del Sole” di quest’estate

Questione di punti di vista. Per il rappresentante dei commercianti, l’immagine della Puerta del Sol piena di persone e di tende, che l’anno scorso fece il giro del mondo, ha rappresentato un danno incalcolabile per la Spagna, oltre ad una perdita di ben 30 milioni di euro per i negozi che si affacciano sulla centrale piazza madrilena. Per Demetria, quarantacinque anni, assistente sociale disoccupata e attivista del movimento 15-M, le cose stanno diversamente: «innanzitutto le cifre sono gonfiate, ma ciò che colpisce è la grettezza di simili argomenti. Chi parla come il rappresentante dei commercianti non capisce la necessità di risvegliare le coscienze, che ci animò un anno fa e continua a farlo ora. Non possiamo continuare a vivere in una società dove il denaro è Dio, e le persone non contano nulla». Continua a leggere

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Cosa ci dice questo maggio di elezioni in Europa

La primavera elettorale che stiamo vivendo è da considerare davvero cruciale: le consultazioni che si sono tenute un po’ dappertutto stanno modificando radicalmente la mappa politica e l’equilibrio di forze su cui si sono poggiati negli ultimi anni i paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Tenendo comunque conto delle specificità locali, il comportamento dei cittadini chiamati alle urne ha dei tratti in comune e delinea delle tendenze generali. Cercheremo di individuare le più vistose. Continua a leggere

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Oggi si sciopera in Spagna, domani in Europa?

"sciopero generale". Foto tratta dal quotidiano El Pais

Lo sciopero generale di oggi in Spagna si tiene in uno contesto paradigmatico: con un’evidenza che non potrebbe essere maggiore, emerge la natura della crisi democratica in cui versa l’Europa contemporanea. Da un lato, infatti, c’è una cittadinanza che sta cominciando a mostrare di non condividere la strada intrapresa dal Governo nazionale: la sconfitta (perché di questo si tratta) del Partido Popular (Pp) alle regionali in Andalusia e nelle Asturie è stata il preludio alla mobilitazione odierna. Dall’altro lato, risulta chiaro che ciò che davvero conta per orientare le decisioni dell’esecutivo di Mariano Rajoy non è l’opinione dei governati, ma quella dei poteri reali che, in questa fase, determinano le sorti del nostro continente: il conglomerato egemonico formato dai governi dei Paesi «forti» dell’Unione europea, della Commissione, della Banca Centrale e, ormai, anche del Fondo Monetario Internazionale.

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Il “non-detto” della riforma del lavoro.

La flessibilità del lavoro in alcuni paesi del mondo. L'Italia è già ora più flessibile di Francia, Germania e altri paesi europei. Grafico tratto da http://www.gustavopiga.it

Ieri sera il governo ha concluso la trattativa sulla riforma del lavoro e, dopo altre riunioni “tecniche”, sottoporrà la sua proposta al parlamento. Analizzeremo con più calma queste proposte nei prossimi giorni, vale la pena però ora considerare alcuni elementi che ci aiutano a capire quale può essere l’obiettivo non dichiarato della riforma e quali le sue conseguenze. Continua a leggere

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Oggi in Spagna, domani in Italia. Come ti distruggo il mondo del lavoro senza creare un posto in più

Il primo ministro conservatore spagnolo Mariano Rajoy. Foto tratta dal sito del Globe and Mail.

Non è una novità: il diritto del lavoro è terreno di caccia per i detentori del potere politico-economico in tutta Europa. La «modernizzazione» delle relazioni fra lavoratori e impresa è un tassello fondamentale dell’impianto ideologico neoliberista e, dunque, rappresenta uno dei passaggi obbligati per qualunque governante che voglia ingraziarsi il Consenso di Bruxelles, ovverosia della destra egemone a livello comunitario. La cieca determinazione con la quale molti esecutivi continentali attuano la loro «politica di riforme» non ha nulla da invidiare a quella che pervadeva i pianificatori dei paesi del socialismo reale: il buon senso e l’evidenza della realtà non intaccano la fede nei dogmi delle religioni politiche. Continua a leggere

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La Grecia non è sola

Si può fare qualcosa per le Grecia? Ce ne importa, e se sì, perché? Atene sembra sola e senza poter sperare nell’aiuto degli altri: deve solo trangugiare l’ultima dose dell’unica medicina possibile e necessaria. Una cura che, in dosi e somministrazioni diverse, è stata fornita anche ad altri paesi europei tra cui in parte anche il nostro. Ecco perché ci deve interessare quello che succede lì, oltre alle più ovvie ragioni di solidarietà umana. Ed ecco perché è necessario ancora una volta riflettere sulla “cura” che si sta somministrando all’Europa e sulle alternative possibili.

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La Tobin Tax e l’Europa possibile

James Tobin, "inventore" della Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Foto tratta da http://www.nobelprize.org

Una delle cose importanti dette ieri sera su Rai3 dal Primo ministro Mario Monti riguarda la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Il governo Berlusconi era fermamente contrario ma ora il nuovo Presidente del consiglio, allievo dello stesso Tobin, ha cambiato la posizione del nostro Paese. Questo si somma all’insistenza francese per introdurre questa misura rapidamente mentre la Germania, che precedentemente insisteva che o la tassa veniva adottata da tutti e 27 i membri dell’UE oppure non si poteva fare, è ora più possibilista. Vediamo meglio di cosa si sta parlando e quali effetti potrebbe produrre. Continua a leggere

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2011, l’anno del dimostrante?

La copertina di Time con il personaggio dell'anno. Foto tratta da 30secondi.globalist.it

Il 2011 è stato un anno ricco di movimenti e sommovimenti a livello globale: non solo il Medio Oriente ma anche il Cile, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Spagna, l’India. Non a caso il settimanale americano Time ha deciso di nominare “il dimostrante” come personaggio dell’anno ritoccando una foto scattata nell’ovest degli Stati Uniti per farla assomigliare ad una scattata in un paese islamico. L’Italia non è stata da meno tra il movimento “Se non ora quando?”, quello dei ricercatori e degli studenti, la campagna per i referendum e, con tutte le sue ombre, il 15 ottobre.

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4.200.000 voti in meno, la sconfitta dei socialisti spagnoli

il leader socialista Rubalcaba, foto tratta da http://www.bloglive.com

Quattro milioni e duecentomila: sono i voti che il Partito socialista ha perso rispetto alle elezioni del marzo 2008. Una cifra enorme, che fotografa in maniera chiara la débâcle: più di un terzo dei cittadini spagnoli che tre anni fa diedero fiducia a José Luís Zapatero ha preferito altre opzioni. Il trionfo del conservatore Partido Popular è quindi soprattutto il frutto di una sconfitta senza precedenti del partito della rosa nel pugno, che conosce il suo peggior risultato dal ritorno della democrazia nel 1977: un magro 28,7%, che vale appena 110 parlamentari. Al di sotto, dunque, della barriera psicologica dei 125 deputati ottenuti nel 2000, quando il Pp dell’allora presidente José María Aznar sconfisse duramente uno Psoe in piena crisi di identità e leadership.

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