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Cosa ci dice questo maggio di elezioni in Europa

La primavera elettorale che stiamo vivendo è da considerare davvero cruciale: le consultazioni che si sono tenute un po’ dappertutto stanno modificando radicalmente la mappa politica e l’equilibrio di forze su cui si sono poggiati negli ultimi anni i paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Tenendo comunque conto delle specificità locali, il comportamento dei cittadini chiamati alle urne ha dei tratti in comune e delinea delle tendenze generali. Cercheremo di individuare le più vistose. Continua a leggere

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Germogli verdi in Germania

La piroetta opportunistica degli ultimi giorni della campagna elettorale non è bastata: la maggioranza degli elettori tedeschi chiamati a votare domenica scorsa, nei due prosperi Länder sud-occidentali del Baden-Württemberg e della Renania-Palatinato, non ha creduto alla conversione “antinuclearista” della coalizione democristiano-liberale che governa a Berlino. L’opinione pubblica tedesca, tradizionalmente sensibile alle questioni dell’ambiente, ha mostrato di considerare l’incidente di Fukushima come il tema decisivo sul quale orientare le proprie scelte elettorali, a beneficio del partito che da trent’anni ha costruito la propria identità intorno all’opposizione all’energia nucleare: i Verdi. Esiste una logica, evidentemente, anche in politica. Almeno ogni tanto e da qualche parte…

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Cosa ci dicono le ultime elezioni tedesche

Sulla carta, il risultato delle elezioni nel più popoloso Land tedesco, il Nordreno-Westfalia, cuore economico dell’Europa, parla chiaro: c’è una maggioranza di sinistra formata da SPD (34,5%), Verdi (12,1%) e Linke (5,6%). Il governo democristiano-liberale del Ministerpräsident Rüttgers è stato sconfitto.  La realtà delle cose, tuttavia, è più complicata e la probabilità che si formi effettivamente una coalizione rosso-verde-rossa non è molto alta: siamo di fronte, dunque, a una vittoria di Pirro che si tradurrà in una scialba Groβe Koalition fra CDU e socialdemocratici? Nessuno può prevedere come finiranno le difficili settimane di trattativa che attendono le dirigenze dei partiti in riva al Reno. In ogni caso, non ci interessa il toto-coalizioni, bensì capire il perché continui ad essere difficile per la sinistra tedesca definire un progetto di governo comune, anche quando il messaggio dell’elettorato sembra interpretabile come un’indicazione a procedere in quella direzione.

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Un maschio o un macho?

Le campagne elettorali, si sa, sono momenti in cui la propaganda prevale sull’argomentare, le promesse sui ragionamenti, le contrapposizioni esasperate sulle riflessioni. Nel novero delle piacevoli eccezioni rientra il «manifesto degli uomini» steso da i Verdi del Land del Nordreno-Westfalia in vista delle prossime elezioni nel più popoloso e importante stato della Repubblica federale tedesca, in programma il 9 maggio. L’appuntamento politico è della massima importanza – anche per le ricadute a livello federale  –  e certo non mancano i toni della sfida elettorale “classica”: la maggioranza uscente democristiano-liberale agita lo spauracchio dell’ingresso della Linke (qui particolarmente radicale) al governo del Land, mentre l’opposizione insiste su alcuni casi di finanziamento non del tutto trasparente alla CDU del Ministerpräsident Jürgen Röttgers. Continua a leggere

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In Germania le sconfitte insegnano qualcosa

Alle parole devono seguire i fatti: è una vecchio criterio di giudizio per verificare la credibilità di qualunque partito politico o Governo. Anche nel caso del Partito Socialdemocratico tedesco, che ha celebrato lo scorso fine settimana a Dresda il suo congresso dopo la disastrosa sconfitta elettorale di settembre, non c’è ragione di non attenersi a questo saggio principio di prudenza, prima di sbilanciarsi in giudizi affrettati. Eppure, in politica, è altrettanto vero che “le parole” (o si legga: le idee) possono essere il primo di una serie di “fatti” in grado di incidere sugli assetti sociali. Da un partito a corto di visione, di idee-forza, di strategia, cioè, non ci si può aspettare, insomma, una buona politica: sarà sempre destinato a suonare la musica dello spartito scritto dall’avversario.

Può essere quindi interessante, per noi italiani di sinistra abituati ormai alle sconfitte e all’egemonia culturale della destra, capire meglio come la SPD ha reagito alla débâcle elettorale che l’ha portata al suo minimo storico dal dopoguerra ad oggi (il 23%), dopo undici anni di Governo, di cui sette con i Verdi (che sono in buona salute) e quattro con la CDU (che ha vinto quasi “senza giocare”). E lo si può fare, per ora, analizzando il discorso di investitura del nuovo segretario, Siegmar Gabriel, e le deliberazioni congressuali. Parole, come si diceva: dalle quali, tuttavia, si evincono indicazioni che appaiono molto significative –  alcune delle quali, fra quelle più utili per un confronto con il nostro paese, verremo ora velocemente presentando.

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In Italia tutti hanno vinto le elezioni tedesche

cettolaqualunquedh3Domenica ci sono state le elezioni in Germania: ha vinto il centrodestra (con i liberali,  mica con la Lega come da noi), sono crollati i socialdemocratici e hanno avuto un notevole successo sia i Verdi che la sinistra radicale della Linke. Le elezioni erano in Germania ma tanti, nella politica italiana, le hanno seguite da vicino. Quasi tutti si sono dichiarati vincitori.

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