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Il governo Renzi non cambia verso.

renzi letta

La grande glaciazione iniziata con la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale sembra non dover terminare. Prigionieri del senso comune dominante, che nega possibili alternative al regime dell’austerità, tanto criticato a parole quanto ossequiosamente rispettato nelle scelte concrete delle classi dirigenti italiane, stiamo per assistere all’insediamento del terzo governo in tre anni frutto di alleanze tra forze politiche che agli elettori si sono presentate (e intendono presentarsi) come alternative. La nascita del governo Renzi non cambia il segno che la vicenda politica italiana ha preso dal 2011 in poi. Se è possibile ne aggrava e approfondisce il tratto costitutivo, non potendosi giustificare con la necessità contingente di porre termine al Governo Berlusconi (come fu con il Governo Monti) o di dare un governo di transizione al Paese (come è stato con il Governo Letta).  Tanto meno può giustificarsi sulla base delle primarie del Pd di dicembre scorso, che al contrario avevano investito Matteo Renzi di un mandato a “cambiare verso” anche e soprattutto nei confronti delle piccole e larghe intese con la destra di matrice berlusconiana in tutte le sue sembianze, radicali o moderate che fossero. Continua a leggere

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Veltroni, Bobbio, il riformismo e l’eguaglianza

bobbiodi Jacopo Rosatelli

Un omaggio doveroso, ma dal contenuto assai discutibile, è quello che su La Stampa (9.1.2014) Walter Veltroni ha offerto alla memoria di Norberto Bobbio, nel decennale della sua morte. Per l’ex segretario del Pd, il senso della lezione che l’intellettuale torinese impartì alla sinistra italiana è il seguente: «se la sinistra è conservatrice non è sinistra. Se difende l’equilibrio dato, con il suo carico di ingiustizie e di diritti negati, viene meno al suo compito». Et voilà: anche Bobbio reclutato nella folta schiera dei fautori del contemporaneo «riformismo», interpretato oggi da Matteo Renzi, continuatore del veltroniano «spirito del Lingotto».

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Dopo il 2013

 

1717-7 Italia 2013_CY_cop:CRSInfine anche il 2013 sta passando, l’anno che ha dato il nome al nostro blog termina e mentirei se dicessi che lo avevamo immaginato così. Non era questo l’esito che avremmo voluto e continuo a pensare che avrebbe potuto essere diverso se solo il centrosinistra avesse giocato meglio le sue carte. Ma di questo abbiamo già detto nei difficili giorni che dalla sconfitta elettorale hanno visto susseguirsi dell’impossibilità di formare un governo e di eleggere un Presidente che rappresentassero la domanda di cambiamento espressasi nelle urne. Le elezioni di febbraio hanno terremotato la geografia politica del paese, ma il sistema ha risposto con la grande glaciazione. Continua a leggere

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“Clandestino” di nome e di Fatto. A proposito di immigrazione, giustizia e sinistra

migrante dietro le sbarredi Stefano Anastasia

Scambio di colpi tra Luigi Manconi e Marco Travaglio, su l’Unità di martedì e il Fatto mercoledì scorso. Attacca Manconi, replica (e contrattacca) Travaglio. Il presidente della commissione diritti umani del Senato accusa il condirettore del quotidiano di Padellaro di usare impunemente la parola ‘clandestino’, su cui la destra ha costruito nel tempo il suo ministero della paura; replica Travaglio che in maggioranza con la destra (fino a ieri) c’è stato il suo contraddittore.
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Il centrosinistra, le città e la democrazia senza popolo.

marinoStupisce come nei commenti sul voto, dopo qualche riga preoccupata dedicata all’aumento dell’astensionismo, subito si passi all’analisi del risultato al netto di questa grande fuga dalla democrazia. E quindi puoi sentirti dire che “il Pd è risorto”, che “i nostri elettori ci hanno capito”, qualcuno si è spinto fino a leggerlo come un voto di sostegno al governo delle larghe intese.

E’ importante che il centrosinistra sia in vantaggio, che dal ballottaggio del 9 e 10 possano risultare vincenti ed insediarsi tante amministrazioni di centrosinistra, figlie di una coalizione che, nonostante le scelte nazionali, nelle città esiste e può esprimere buona politica. Vincere a Roma, con un candidato come Ignazio Marino, percepito da tanti come un outsider capace di interpretare la voglia di rinnovamento e di discontuità anche dentro il centrosinistra, è una grande opportunità di cambiamento non solo per la Capitale. Un motivo in più per essere in campo in questi giorni di campagna elettorale. Continua a leggere

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Il governo politico del Presidente

Napolitano Letta

In un imprevedibile scenario di stampo americano, con colpi di pistola sparati in piazza, davanti a Palazzo Chigi, il Governo Letta muove i suoi primi passi. Stampa e social network si affannano a presentare e criticare (positivamente o negativamente) il neonato governo a partire dai suoi componenti, dalla loro storia, dai loro meriti e dai loro limiti. Come se l’azione politica di un governo potesse essere determinato da questo o da quella, senza che il quadro entro cui i singoli si troveranno a operare ne segni la capacità di azione. E’ l’ultimo gioco di società di un dibattito politico ridotto a gossip. Per quel che ci interessa, possiamo limitarci a registrare che si tratta di un governo qualificato: ci sono competenze tecniche ed esperienze politiche di sicuro valore che i suoi avversari non possono sottovalutare.

Il fatto più rilevante, però, è la natura politica del governo, data non solo dalla composizione delle delegazioni ministeriali (entrambi i principali partiti che ne fanno parte vi sono rappresentati con i “numeri 2” della gerarchia interna), ma dall’ambizione del mandato: non ci sono scadenze, agende o vincoli per un governo che vorrebbe e potrebbe governare per l’intera legislatura.

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Alcune idee per sopravvivere al governo “a larga conservazione”

Vignetta di Mauro Biani per Il Manifesto

Vignetta di Mauro Biani per Il Manifesto

Il governo Letta, se tutto andra’ bene per chi lo sta sostenendo, nascera’ all’inizio della prossima settimana. Vale la pena ragionare su alcuni calcoli e fare alcune proposte per chi all’interno di quel che fu Italia Bene Comune quel governo non lo vuole sostenere. Continua a leggere

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La grande glaciazione

la grande glaciazioneSi corona così, con la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica, il capolavoro politico di Silvio Berlusconi. Interprete onomatopeico del trentennio neo-liberista italiano, Berlusconi stava per essere travolto dalla fine di un lungo ciclo politico e culturale, economico e sociale, inaugurato dalla non compianta signora Thatcher e finito negli scogli della Lehman Brothers. Non dai fantomatici mercati, ma da una poderosa crisi di consenso, Berlusconi è stato costretto a lasciare Palazzo Chigi neanche due anni fa. Una sinistra moderatamente riformista, in sintonia con gli Usa di Barack Obama e con rinnovate forze della sinistra europea avrebbe potuto chiudere politicamente quel lungo ciclo e contribuire a una riqualificazione e a un riposizionamento dell’Europa sulla scena globale. Continua a leggere

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I saggi e noi

quirinaleNo, non è un colpo di Stato. Nella migliore delle ipotesi la duplice commissione quirinalizia monosessuata servirà a ingannare il tempo, in attesa che il nuovo presidente della Repubblica, nella pienezza dei suoi poteri, sciolga la matassa del Parlamento senza maggioranza politica. Nelle più fosche previsioni, i decemviri napolitaniani avranno la responsabilità di apparecchiare programmaticamente il governissimo, passando per l’elezione condivisa del nuovo Capo dello Stato. Dio ci salvi dalla seconda: sarebbe un’inutile riedizione del governo Monti e delle sue politiche, che hanno affossato le speranze di ripresa dell’economia italiana e la credibilità politica del centro-sinistra. La prima ipotesi (menare il can per l’aia finchè necessario) si potrebbe pure accettare, ma intanto che si fa? Si può restare ad aspettare e sbirciare di nascosto questo gruppo di signori di una certa età come fossero la suprema istituzione dello Stato? No, di certo. Sia nell’ipotesi A che nell’ipotesi B i saggi non sono altro che un gruppo di consulenti del Presidente della Repubblica uscente: qualsiasi loro determinazione deve passare per il placet di qualche autorità legalmente costituita e, anche se dovessero sfornare un programma e un presidente del consiglio nuovo di zecca, dovranno pure loro passare per il Parlamento e verificare di averne la fiducia da una maggioranza politica. Il regime parlamentare non è cambiato perché Napolitano non sa che pesci pigliare e non può sciogliere le camere.
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Considerazioni sparse sulle elezioni appena consumate

Elezioni Politiche 2013, Il voto a RomaPremetto che condivido molto l’appello di Barbara Spinelli (La Repubblica 27 febbraio) a sospendere il giudizio davanti al monumentale evento manifestatosi con le elezioni del 2013. Bisogna ragionare e far politica, cercare di produrre spostamenti in avanti in una situazione di stallo che non ha però un esito segnato. Bisogna osare. Continua a leggere

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