Una delle tante anomalie italiane è il funzionamento del diritto alla maternità: come tanti pezzi del nostro welfare non dipende dalla cittadinanza o dalla semplice condizione di bisogno ma dalla tipologia contrattuale. Cioè due donne che vivono nello stesso Paese, l’Italia, non hanno diritto ad assentarsi dal lavoro per lo stesso tempo o molte volte non ne hanno diritto affatto. Ora, addirittura, Roberto Ciccarelli ci racconta come l’università di Firenze abbia deciso che questo diritto si esercita solo se il “capo” (quasi sempre maschio) trova i soldi facendo fund-raising. Continua a leggere
Archivi del mese: novembre 2011
4.200.000 voti in meno, la sconfitta dei socialisti spagnoli
Quattro milioni e duecentomila: sono i voti che il Partito socialista ha perso rispetto alle elezioni del marzo 2008. Una cifra enorme, che fotografa in maniera chiara la débâcle: più di un terzo dei cittadini spagnoli che tre anni fa diedero fiducia a José Luís Zapatero ha preferito altre opzioni. Il trionfo del conservatore Partido Popular è quindi soprattutto il frutto di una sconfitta senza precedenti del partito della rosa nel pugno, che conosce il suo peggior risultato dal ritorno della democrazia nel 1977: un magro 28,7%, che vale appena 110 parlamentari. Al di sotto, dunque, della barriera psicologica dei 125 deputati ottenuti nel 2000, quando il Pp dell’allora presidente José María Aznar sconfisse duramente uno Psoe in piena crisi di identità e leadership.
Chi pagherà la crisi?
Sono in discussione in questi giorni le prime misure fiscali del nuovo governo Monti: si parla di re-introduzione dell’ICI, di aumento dell’IVA e di tracciabilità dei pagamenti per combattere l’evasione fiscale. Si discute anche l’introduzione di un “contratto unico” che riformi il mercato del lavoro sostanzialmente eliminando l’articolo 18 per i neo-assunti. Questa riforma viene promossa in nome della lotta alla precarietà, ma i precari italiani della rete “il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta” hanno discusso e promosso un’idea diversa dell’uscita dall’instabilità durante lo scorso weekend, si può trovare una sintesi qui. L’assemblea ha approvato le dieci proposte che avevamo anticipato qui ma ha anche discusso un documento che spiega da dove si devono reperire le risorse e che vale la pena di riprodurre integralmente.
Archiviato in economia
Cambiare governo non basta, bisogna cambiare l’Europa
La crisi finanziaria internazionale sembra stabilmente insediata in Europa sotto forma di una problematicissima crisi del debito. Nel nostro continente, la pressione dei mercati e il peggioramento dei conti hanno scosso la politica interna di tutti i paesi, fino alle estreme conseguenze sulla tenuta dei governi di Lisbona, Madrid, Atene e infine Roma – le sedi delle istituzioni politiche ed economiche che più debole resistenza hanno potuto opporre. Tuttavia, è giusto chiedersi se la cura somministrata sotto la supervisione degli altri stati europei, della BCE e del FMI, sia corretta e legittima, nella forma e nella sostanza.
I pesantissimi tagli ai bilanci pubblici (questa in sintesi la ricetta anti crisi) non hanno migliorato la situazione. Sono inutili? Perché paesi come Stati Uniti e Regno Unito, che devono vedersela con dati economici non certo migliori, non sono alle prese con gli stessi traumi che subisce l’Eurozona? La “strategia” europea ha una serie di difetti di fondo, che ne compromettono l’efficacia e la necessaria condivisione, e la rendono spesso controproducente: l’assenza di legittimità democratica nell’adozione delle decisioni; l’incapacità di incidere su alcuni dei principali fattori di debolezza delle economie nazionali e sul rapporto tra stati e mercato; l’attuale inadeguatezza della BCE nell’affrontare la crisi del debito.
Transizione o Rottura?
Silvio Berlusconi si è dimesso e Mario Monti si appresta a divenirne il successore. Si apre una fase nuova, incerta e diversa per molti aspetti da quanto accaduto nel resto del continente. In Portogallo, Spagna e Grecia le situazioni d’emergenza non preludono a ristrutturazioni profonde del quadro politico; nel nostro Paese, invece, è assai probabile che sia così. A Madrid e ad Atene, e prima a Lisbona, una politica debole e in crisi quanto si vuole “amministra” l’emergenza, nella maniera in cui è capace: attraverso l’indizione di nuove elezioni, magari precedute da un breve Esecutivo appoggiato lealmente da (quasi) tutti. In Italia noi stiamo vivendo, contemporaneamente, la gestione di una drammatica situazione eccezionale e un passaggio di regime, quell’agognata Transizione dal ventennio ad un incerto post-berlusconismo. L’intreccio e la sovrapposizione fra le due situazioni (gestione dell’emergenza e Transizione) rende tutto dannatamente complicato. Ed espone a rischi gravissimi proprio chi avrebbe dovuto beneficiarsi (c’era persino il conforto dei sondaggi) della fine del ventennio: noi, la sinistra. Continua a leggere
Risanamento del debito e cementificazione: tutti i salmi finiscono in gloria?
“Vendere. Vendere e casomai costruiamo qualche infrastruttura”. Era il 14 agosto di quest’anno e Montezemolo, in un’intervista al Corriere della Sera, usava queste parole per sostenere l’idea di una grande dismissione del patrimonio pubblico per ridurre il debito. La crisi della finanza pubblica italiana stava, in quei giorni, deflagrando e il governo Berlusconi si stava “impegnando” in quelle manovre e contro manovre la cui inconcludenza ha determinato gli sviluppi politici di questi giorni. Nel trambusto di queste settimane, in cui si è discusso di tutto, quest’idea della dismissione ha continuato a circolare “indisturbata”. Essa, tuttavia, nonostante la semplicità che la rende attraente, lungi dall’essere un’idea innocente è controversa e nient’affatto neutrale. Merita, pertanto, qualche commento.
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Dieci idee contro la precarietà e la crisi
La precarietà non è un destino, ma il frutto di processi economici e di scelte politiche. E non bisogna pensare che l’uscita dall’attuale crisi comporti inevitabilmente un’ulteriore compressione dei diritti e delle prospettive della parte più debole e più giovane della società. Bisogna far lavorare la testa, rifiutare le analisi preconfezionate, studiare molto e proporre tante alternative. Ecco perché è importante l’appuntamento del 19 e 20 novembre per la prima assemblea nazionale della rete anti-precarietà “Il nostro tempo è adesso”: qui l’ appello “fondativo” della scorsa primavera e qui invece la convocazione dell’assemblea. La cosa più importante che uscirà da questo appuntamento è il “decalogo” contro la precarietà: dieci proposte di politiche concrete per eliminare l’instabilità, che non è solo lavorativa ma che abbraccia più aspetti dell’esistenza. Continua a leggere
Spagna: la prossima vittoria della destra liberista?
A due settimane dal voto, i sondaggi sono impietosi: la distanza fra il conservatore Partido Popular e i socialisti appare incolmabile. Secondo il Cis, il più importante istituto spagnolo d’indagini d’opinione, la formazione guidata da Mariano Rajoy dovrebbe ottenere una schiacciante maggioranza assoluta: 195 seggi in un Parlamento di 350. Una performance seconda solo alla storica vittoria di Felipe González nel 1982, quando il Psoe raggiunse quota 202 deputati: un risultato che segnò un cambio d’epoca. Lo stesso potrebbe avvenire il 20 novembre, se le inchieste sulle intenzioni di voto saranno confermate dallo spoglio delle schede.
I vincitori in pectore, infatti, annunciano nel loro programma ambiziose intenzioni «riformiste», inequivocabili malgrado le formulazioni spesso ambigue. Continua a leggere
Aggiornamenti da zingaropoli
Siamo al primo semestre della Giunta Pisapia e ci piacerebbe provare a fare un punto della situazione. Per questo mi faccio aiutare da Ivan Berni – giornalista politico ed economico, collaboratore di Repubblica, storico osservatore di cose milanesi – ponendogli alcune domande e un esercizio: 10 temi da trattare in massimo dieci righe ciascuno. Continua a leggere
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