Avrete forse visto in giro per l’Italia i manifesti (non solo del PD) che invitano ad accorpare il referendum elettorale con le elezioni europee permettendo così di risparmiare più di 400 milioni di euro. Il PD ha sostenuto, non troppo apertamente, questo quesito referendario e ha interesse che si raggiunga il quorum.
Vediamo allora di cosa si tratta, al di là della questione della data e dello spreco di soldi. Come si legge sul sito del comitato referendario il quesito propone di modificare l’attuale legge elettorale “porcellum” dando il premio di maggioranza non più alla coalizione che prende più voti, bensì al singolo partito. Oggi la coalizione che prende anche solo un voto in più delle altre si aggiudica il 55% dei seggi. Con il referendum, facciamo un esempio non casuale, il Popolo della Libertà potrebbe da solo aggiudicarsi quella parte di seggi. Potrebbe in seguito agevolmente allearsi con la Lega Nord ed arrivare a modificare la costituzione con la maggioranza dei due terzi – notate bene – rendendo impossibile lo svolgimento di un referendum popolare su queste modifiche.
Una curiosità: la legge Acerbo, utilizzata nelle elezioni del 1924 vinte dai fascisti, stabiliva che il partito che poi si sarebbe aggiudicato la maggioranza dei seggi avesse almeno il 25% dei voti. La legge che uscirà dal referendum non ha neanche questa soglia.
Dare tutto il potere ad un partito solo non è detto che sia un bene, ma rischiare di darlo al partito di un uomo solo, che nel frattempo controlla la gran parte del sistema mediatico, è una cosa quantomeno imprudente.
Ci vogliamo pensare un po’ su? Oppure si vogliono continuare a fare riforme facendo finta che in Italia non ci siano tante, troppe anomalie rispetto ai libri di testo di Scienza Politica?
(Mattia Toaldo)